mercoledì 18 dicembre 2013

I vizi e le virtù degli italiani. "L'ultima ruota del carro", di Giovanni Veronesi

di Valerio Cosca

L'ultima ruota del carro, per la regia di Veronesi, è un film che si presta a svariate contraddizioni. Lo si potrebbe definire un ambizioso - e non del tutto riuscito - tentativo di ridisegnare i confini della storia italiana, attraverso la vita di un personaggio qualsiasi: Ernesto Fioretti, rappresentazione di un antieroe piuttosto ingenuo, sempre preso a rapportarsi in contesti che ricordano i Malavoglia di Verga. Dapprima la famiglia della moglie Angela - anche lei antieroica, e decisamente contro ogni odierna logica femminista, assai lontana dallo stereotipo della donna forte e indipendente dall'uomo - e successivamente dall'amico Giacinto, sempre in cerca di una strada facile per il successo. 

Ernesto, così, rischia di passare per succube della propria vita: malgrado si tratti di un personaggio realmente esistente, il Marchetti non ha niente di eccezionale al di fuori dell'interpretazione di Elio Germano, capace di tinteggiare con forza persino un personaggio la cui maggior caratteristica è un'ingenuità paradossale. Tuttavia è anche questa, la forza del film: il fatto che in scena ci sia una vita reale, ordinaria, di una persona qualsiasi. Per una volta, quindi, siamo lontani dalle aspettative patinate di Hollywood. 


Il film in più punti assume sfumature politiche, riportando eventi storici realmente successi: piccole tracce della storia italiana, forse rischiose da inserire così, come un semplice contorno. Curiosa anche la presenza del Maestro, pittore in pop-art che ci mostra uno scorcio sull'arte degli anni '80, con le sue innovazioni, le sue provocazioni e - perchè no? - la sua ironia. Tanti argomenti, per Veronesi, forse troppi per due ore di girato: il film rischia di perdere piú volte la propria direzione, seguendo uno schema ridondante; Ernesto che si trova davanti a una serie di falsi allarmi, di casualità che si risolvono in situazioni di semplice incomprensione e colpi di fortuna. Inoltre c'è pur sempre qualche neo al livello visivo, qualche piccola pecca estetica: la classica desaturazione usata per descrivere gli anni '70/'80, Alessandra Mastronardi che non invecchia mai ma cambia solo taglio di capelli seguendo le mode degli svariati decenni. In definitiva, il film avrebbe potuto essere diverso, forse: lascia aperti molti se e molti ma, tanti punti interrogativi. Eppure è in qualche modo apprezzabile; di certo non è il film adatto a chi desidera enormi colpi di scena, tuttavia è semplice, gradevole, pieno di umanità. 

Leggendo altre critiche si nota come in molti lo definiscano lento e noioso, ma non lo sono forse tutte le nostre vite, viste da fuori? L'ultima ruota del carro potrebbe essere ognuno di noi: dalla nostra prima persona, al vicino di casa, al commesso di un negozio in centro, al controllore di un treno. E se si capisce questo, si comprende pienamente ció che Ernesto Marchetti dice, riassumendo una morale ultima: tuttosommato, noi la fortuna ce l'abbiamo già.

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