di Angelo Santini
Rosa (Emma
Dante) accompagna in macchina la sua partner Clara (Alba Rohrwacher) a Palermo,
per il matrimonio di un amico. Durante il viaggio la tensione fra le due è
palpabile; Rosa, fuggita da Palermo e da sua madre anni prima, è inquieta e
infastidita all’idea di dover fare i conti con il proprio passato.
D’altra parte
c’è Samira (Elena Cotta, vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per la migliore interpretazione
femminile), donna vecchia e
piena di rimpianti; ha perso sua figlia, morta di cancro, ed ora vive con la famiglia del genero
(Renato Malfatti).
Le due
automobili delle protagoniste finiranno per ritrovarsi l’una di fronte
all’altra, sbarrandosi la strada a vicenda, nella tortuosa e claustrofobica via
Castellana Bandiera, strada a doppio senso in cui sembra non vigere nessuna
regola del codice stradale, né civile. Samira, spinta dal genero prepotente,
che ne fa inizialmente una questione d’onore, non vuole spostarsi, così come
Rosa, che dal suo ritorno a Palermo non aspetta una soluzione ma un ulteriore
scontro. Le due macchine rimangono a fronteggiarsi per quasi ventiquattro ore,
mentre intorno a loro si susseguono una serie di situazioni surreali animate
dalla gente del posto.
Tratto
dall’omonimo romanzo della stessa Dante, protagonista e regista, Via Castellana
Bandiera non è solo il ritratto di un meridione desolato e desolante, ma una
riproduzione in scala ridotta dell’intera penisola italiana, che mette in luce
i tentativi sempre più fallimentari di raggiungere un compromesso nello scontro
generazionale, culturale e sociale attualmente in atto - è più giusto far
passare il vecchio per rispetto o il giovane che avanza?
Uno stallo umano
e politico apparentemente senza via d’uscita.
Il fatto che la
via sembri allargarsi sempre di più durante la notte non è un grossolano errore
di continuità, ma un modo per la regista di sottolineare l’irrazionalità della
situazione e la cieca testardaggine delle due fazioni.
Una madre che ha
perso la figlia e una figlia che ha ripudiato la madre. Un paese senza futuro e
uno che rinnega il suo passato non vanno da nessuna parte, rimangono lì. Immobili.
È la situazione politica degli ultimi
anni; due macchine ferme, una di fronte all’altra, un equilibrio precario
sorretto dal fatalismo e dalla testardaggine degli schieramenti, mentre chi
intorno specula e scommette sulla morte del più debole si illude erroneamente di
poter tirare i fili. Samira resta in macchina anche dopo che il genero la
esorta a far passare le forestiere; per lei non è più una gara a chi ha le
corna più dure. Lo spirito di rivalsa viene sostituito gradualmente da un
desiderio di morte, un desiderio di abbandonare quella terra arida e
ricongiungersi con la figlia.
Il vincitore dello
scontro verrà decretato dall’irrazionale fatalismo siciliano.
Nessun commento:
Posta un commento