lunedì 9 dicembre 2013

Com'è sula 'stra strata. "Via Castellana Bandiera" di Emma Dante

di Angelo Santini

Rosa (Emma Dante) accompagna in macchina la sua partner Clara (Alba Rohrwacher) a Palermo, per il matrimonio di un amico. Durante il viaggio la tensione fra le due è palpabile; Rosa, fuggita da Palermo e da sua madre anni prima, è inquieta e infastidita all’idea di dover fare i conti con il proprio passato.
D’altra parte c’è Samira (Elena Cotta, vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per la migliore interpretazione femminile), donna vecchia e piena di rimpianti; ha perso sua figlia, morta di cancro,  ed ora vive con la famiglia del genero (Renato Malfatti).


Le due automobili delle protagoniste finiranno per ritrovarsi l’una di fronte all’altra, sbarrandosi la strada a vicenda, nella tortuosa e claustrofobica via Castellana Bandiera, strada a doppio senso in cui sembra non vigere nessuna regola del codice stradale, né civile. Samira, spinta dal genero prepotente, che ne fa inizialmente una questione d’onore, non vuole spostarsi, così come Rosa, che dal suo ritorno a Palermo non aspetta una soluzione ma un ulteriore scontro. Le due macchine rimangono a fronteggiarsi per quasi ventiquattro ore, mentre intorno a loro si susseguono una serie di situazioni surreali animate dalla gente del posto.

Tratto dall’omonimo romanzo della stessa Dante, protagonista e regista, Via Castellana Bandiera non è solo il ritratto di un meridione desolato e desolante, ma una riproduzione in scala ridotta dell’intera penisola italiana, che mette in luce i tentativi sempre più fallimentari di raggiungere un compromesso nello scontro generazionale, culturale e sociale attualmente in atto - è più giusto far passare il vecchio per rispetto o il giovane che avanza?
Uno stallo umano e politico apparentemente senza via d’uscita.
Il fatto che la via sembri allargarsi sempre di più durante la notte non è un grossolano errore di continuità, ma un modo per la regista di sottolineare l’irrazionalità della situazione e la cieca testardaggine delle due fazioni.  

Una madre che ha perso la figlia e una figlia che ha ripudiato la madre. Un paese senza futuro e uno che rinnega il suo passato non vanno da nessuna parte, rimangono lì. Immobili.
È la situazione politica degli ultimi anni; due macchine ferme, una di fronte all’altra, un equilibrio precario sorretto dal fatalismo e dalla testardaggine degli schieramenti, mentre chi intorno specula e scommette sulla morte del più debole si illude erroneamente di poter tirare i fili. Samira resta in macchina anche dopo che il genero la esorta a far passare le forestiere; per lei non è più una gara a chi ha le corna più dure. Lo spirito di rivalsa viene sostituito gradualmente da un desiderio di morte, un desiderio di abbandonare quella terra arida e ricongiungersi con la figlia.
Il vincitore dello scontro verrà decretato dall’irrazionale fatalismo siciliano.


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